Con Disturbi Specifici dell’Apprendimento* (DSA) si intendono disturbi nell’apprendimento di alcune abilità specifiche come, ad esempio, la lettura, la scrittura o il far di conto.
La dislessia, nota come disturbo della lettura, è una condizione caratterizzata da problemi con la lettura e l’incomprensione del labiale. La disgrafia, nota come disturbo della scrittura, è un disturbo specifico della scrittura nella riproduzione di segni alfabetici e numerici. La disortografia è un disturbo specifico della scrittura che non rispetta regole di trasformazione del linguaggio parlato in linguaggio scritto non imputabile alla mancanza di esperienza o a deficit motori o sensoriali. Il
disturbo specifico della compitazione consiste in una difficoltà nel suddividere in sillabe le parole. Con la discalculia si ha difficoltà nel comprendere i numeri e nell’apprendimento di come manipolarli.
Imparare a imparare
Occorre sottolineare come i bambini che abbiano le suddette difficoltà nell’apprendimento, non mostrino generalmente altre carenze, ma abbiano anzi, molto spesso, un quoziente intellettivo nella norma se non superiore.
Proprio per questo diviene fondamentale il metodo di studio, proposto per attribuire la massima rilevanza alle strategie cognitive e alla pianificazione dei compiti e delle attività.
Acquisire un metodo di studio significa difatti sviluppo delle proprie potenzialità, accrescimento dell’autonomia e del senso di responsabilità, conseguendo la capacità di “imparare a imparare”, che il bambino potrà mettere a frutto in ogni ambito.
Emozioni e inclusione
Alla luce di queste considerazioni, il metodo di studio, oltre ad rappresentare la prima misura compensativa, diviene anche uno strumento strategico per promuovere i processi d’inclusione.
Capita spesso, infatti, che l’allievo con DSA sia indotto, nel tempo, a sentirsi demotivato se non addirittura inadeguato. Lo stesso uso dei classici strumenti compensativi, laddove utilizzati in modo non condiviso con la classe, può divenire fonte di frustrazione e disagio.
Per questo, lo Psicologo Familiare* affianca all’insegnamento del metodo di studio una particolare attenzione alla gestione delle emozioni* correlate. Agendo nell’ottica del funzionamento umano, affinché il bambino possa “funzionare” come persona in grado di apprendere con lo sforzo necessario ma senza difficoltà.